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Albert Poisson | Edizioni Discovery | Discovery Publisher Italy
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Albert Poisson

Albert Poisson (1868-1894) è uno degli alchimisti, poco conosciuti dal grande pubblico, come altri, morto prematuramente, eppure il suo lavoro rimane considerevole. Non solo sembra aver segnato l’alchimia francese ed europea del XX secolo, ma la sua influenza sembra perdurare anche oggi.

Nel suo libro su Fulcanelli, Geneviève Dubois ne fa un amico, tra gli altri, del calzolaio-concierge Rémi Pierret, suo discepolo. Secondo lei, fu amico intimo di Stanislas de Guaïta. Si appassionò ben presto di alchimia e guadagnava da vivere come assistente di laboratorio presso la facoltà di medicina di Parigi. Nel 1889, entrò a far parte del gruppo indipendente di studi esoterici di Papus e consorti, Papus che aveva appena creato la rivista L’Initiation, da cui è estratta la foto sopra, rivista che rese a Poisson un forte omaggio nel 1894.  

Da notare inoltre che Victor-Emile Michelet lo collocò tra i suoi Compagnons de la Hiérophanie (Dorbon, 1937 e Bélisane, 1977), confraternita informale le cui iniziali ricordano molto quelle dei fratelli Chevaliers d’Héliopolis. A partire dal 1890, Albert Poisson pubblicò con Chacornac i suoi Cinque trattati di alchimia, sui quali ritorneremo.

L’anno seguente, sempre con Chacornac, fu pubblicato il libro che resta, senza dubbio, il suo maggior contributo all’alchimia, e che, dopo Canseliet, ancora oggi consigliamo a tutti gli studiosi di ermetismo: Teorie e simboli degli alchimisti.

Questo libro è stato oggetto di diverse ristampe, sia in Francia che all’estero (per esempio in Italia). Apparve infine la sua opera più famosa, consacrata a Nicolas Flamel, di cui prende la difesa come alchimista, e che sarà citata favorevolmente, seppur con qualche riserva, tanto dal Fulcanelli quanto da Eugène Canseliet, discepolo di quest’ultimo.

Secondo Dubois, morì prematuramente di tubercolosi, contratta nell’esercito. Per gli altri, si sarebbe semplicemente sfinito per il lavoro. Ad ogni modo, Geneviève Dubois ci fornisce informazioni utili nel contesto di quest’articolo: «Lasciò in eredità la sua biblioteca Papus ed a Marc Haven.» Canseliet precisò, inoltre, nella sua edizione del Mutus Liber che Marc Haven (Emmanuel Lalande) possedeva la copia di questo libro di Albert Poisson.

Notiamo inoltre che Jollivet-Castelot lo considerava un vero maestro, il che non è niente, e che affermava di esser stato amico di Paul Sédir, correlato in modo ovvio a Julien Champagne. Eugène Canseliet, da parte sua, conferì ad Albert Poisson una qualifica, molto rara per i suoi scritti: per lui, Poisson è semplicemente «ammirevole.»

Poisson et Champagne si conoscevano? La risposta sembra incerta e nello stato attuale delle cose, potrebbe sembrare ragionevole concludere che sia improbabile. La verità è senza dubbio in questa sacra «bottiglia da immersione», cara a Rabelais, che circonda il triangolo mercurio-sale-zolfo, proprio al centro della pietra cubica. Viene rappresentata su molte opere di Poisson, e, d’altronde, ha giustamente attirato l’attenzione dell’ermetico scozzese Adam McLean, che l’ha piacevolmente colorata:

Dubois spiega che Poisson, sotto lo pseudonimo di Filofote, che sono tentato di tradurre come «l’amico della luce», redasse diversi articoli per la rivista Le Voile d’Isis. È comunque la rivista L’Initiation che pubblicò nel 1900 lo scambio epistolare commovente tra Albert con un anonimo alchimista di Saint-Dizier, scambio interrotto dalla morte Poisson. Ho letto che viene menzionata una Società Ermetica, che Poisson avrebbe animato brevemente dal marzo 1893 sino alla sua morte, avvenuta lo stesso anno. Ma Champagne, in tutto questo, hai intenzione di rispondermi? Bene, eccoci qui, grazie a Vérax.

Grazie a Vérax, a cui devo la maggior parte delle immagini qui sotto, diventa evidente che Julien Champagne possedeva e leggeva, nella loro edizione originale, alcune opere di Poisson. Fu il caso del Flamel, che non avrebbe annotato, ma anche dei Cinque trattati, di cui la cui copia reca varie citazioni manoscritte e stampate, come questo primo ex-libris. È analogo a quello descritto da Dubois, tranne per il colore, verde nel suo caso, qui invece viola.

Una possibile spiegazione di questa differenza, motive banale ma non da escludere, potrebbe essere correlato alla qualità del timbro a china. Dobbiamo anche notare che in questa fase, Champagne si considerava lui stesso come uno spagista, piuttosto che alchimista, e di conseguenza la sua prima lettura di Poisson, potrebbe essere stata piuttosto precoce. Ci troviamo probabilmente prima del 1900, e Julien non ha ancora incontrato Fulcanelli.

Questo libro è stato letto e riletto da Julien? O semplicemente aveva diversi supporti? Forse entrambe le cose? In ogni caso, il commento allegato, scritto con inchiostro rosso, mi ricorda fortemente la scrittura di Champagne. È di orientamento nettamente bibliografico:

«Lo stesso trattato teorico, con gli stessi giri di stile e la stessa divisione in capitoli, è tradotto con il titolo di: Lo specchio alchemico di Jean de Mehun, Eccellente filosofo, Paris, Claude Sevestre, via St Jacques,1613. A quale di questi autori si deve la paternità?»

Poco dopo, «Hubert» insiste:

«Riproduzione quasi testuale de La quintessenza dei metalli di Jean di Mehun (Meung) nel suo Specchio alchemico.»

Tuttavia, questa volta, aggiunge una nota in basso: «è da notare che in queste due opere di autori diversi, non si menziona il mercurio.»

Si prenda atto, che alcuni testi di Poisson sono oramai disponibili online, tra cui Cinque trattati. Notiamo, che in realtà, come già notato da altri, i cinque trattati in questione ne comportano un sesto, e non meno importante, poiché non è né più né meno della Tavola di Smeraldo di Hermes, patrono degli alchimisti.

Illusione, o meno, non solo l’inchiostro utilizzato per i commenti è diverso, questa volta, ma potrebbe esserlo anche la scrittura, incline a considerare che questo libro abbia avuto almeno due o anche tre lettori:

Per prima cosa, è stato scritto in inchiostro nero: «Figura simbolica delle dodici chiavi della filosofia di Basile Valentino.» Poi, come a matita, forse da un altro scrittore, questa importante nota: «Invertita.»

Comunque Sia, Jean-Julien Champagne teneva così tanto a questo volume che lo premette con un altro dei suoi ex-libris, più solenne, di cui vi lascio apprezzare il dettaglio simbolico:  

«Ex libris hermeticis.»

Questo motivo ci ricorda anche quello del frontespizio del Mistero delle cattedrali del Fulcanelli, frontespizio che, ricordiamo fu pubblicato nel 1912 da Chacornac.

A coronare il tutto, accanto al motivo precedente, lo stesso capolavoro d’Albert Poisson permette al suo felice attuale proprietario di contemplare uno scatto sino ad oggi inedito di Julien Champagne, nel suo pieno dei suoi anni. Senza alcun dubbio, siamo tra il 1895 e il 1905, proprio nel momento in cui Champagne si appresta a conoscere Fulcanelli. Grazie Vérax e grazie anche a Filofote…


apsignure

…o Albert Poisson, al quale mi sembra giusto accordare qualche parola:

«Ecco in poche parole cos’è l’Alchimia: “è, dice Pernety, l’arte di lavorare con la natura sui corpi per perfezionarli.»

Lo scopo principale di questa scienza è la preparazione di un composto: la Pietra Filosofale, la quale ha la proprietà di trasmutare i metalli fusi in oro o in argento. Le si associa la proprietà di trasmutazione sottoponendola a diverse operazioni, nella quale cambia colore per tre volte. Dal nero al bianco, poi rosso, bianco che costituisce l’Elisir bianco o la piccola Pietra, che cambia i metalli in argento. Il Rosso costituisce la medicina o Elisir rosso, grande Pietra, che muta i metalli in oro.

Fonti e ringraziamenti: Philophotes, pcc ARCHER